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Negli anni ’90 una serie di studi randomizzati evidenziarono un beneficio in termini di risposta completa patologica (documentata da biopsia ) e di sopravvivenza quando l’ipertermia veniva aggiunta alla chemio e radioterapia. In particolare Kitamura segnalò una risposta completa patologica nel 25% dei casi curati con ipertermia contro il 6% di pazienti sottoposti a sola chemio-radioterapia, Wang una sopravvivenza a 3 anni migliore (42% contro il 24%) utilizzando ipertermia intracavitaria e radioterapia, mentre Sugimachi evidenziò una disfagia ridotta di 30 punti percentuali e un significativo miglioramento degli esami radiologici (del 50% rispetto al 25%) nonchè migliori risultati istologici del trattamento con ipertermia e chemioterapia (41%) piuttosto che con chemioterapia da sola (19%). Altri autori (Ohguri 2011) hanno recentemente confermato la relazione esistente tra ipertermia capacitiva e temperatura raggiunta all’interno dell’esofago, documentando quindi la possibilità di eseguire il trattamento anche con ipertermia regionale profonda di tipo capacitivo.

Bibliografia